Contratti di affitti: quanti tipologie ce ne sono? Come scegliere quello giusto?
Di contratti di affitto non esiste solo un tipo, e ognuno deve sceglierlo in base alle proprie esigenze e disponibilità. Per saperne di più, si può continuare a leggere questa pagina.
Le tipologie di contratto di affitto
Le principali tipologie di contratto d’affitto sono cinque, ovvero:
- il contratto di affitto a canone libero, determinato da entrambe le parti, della durata di quattro anni e prorogabile per altri quattro;
- il contratto di affitto a canone concordato, in cui il canone si concorda a seconda del tipo di immobile e dal suo stato, ed in seguito l’aliquota del canone può cambiare, a seconda anche del territorio;
- il contratto di affitto convenzionato, un contratto della durata minima di tre anni, che possono essere prorogati per altri due, e presente maggiori agevolazioni fiscali;
- il contratto di affitto transitorio, che dura meno di quattro anni ed è possibile rinnovarlo per altri diciotto mesi, a determinate condizioni (ad esempio per motivi di lavoro o di studio), ed anche in questo caso il tasso massimo del canone è stabilito a seconda del territorio, ma in genere non supera il 20 %;
- il contratto di affitto a studenti universitari, indirizzato a questi ultimi, la cui durata varia da diciotto mesi a tre anni. Il rinnovo, in questo caso è automatico, a meno che i locatori non facciano la disdetta entro un mese o tre prima.
Come sceglierli e cosa fare
Guardando le tipologie, si può capire che la scelta del contratto è del tutto individuale e varia a seconda del canone e delle circostanze. In Italia, sembra che il contratto di affitto a canone libero o convenzionato sia quello che viene erogato di più (circa il 52 %), seguito da quelli concordato (27 %) e transitorio (17 %). Il contratto per gli studenti, invece, ammonta al 4 % dei contratti registrati.
In questo contratto deve essere inclusa anche una clausola il cui il conduttore, ossia chi affitta, deve ricevere informazioni e documentazioni sull’attestazione dell’Ape ed allegarla al contratto. Il locatario, ossia chi prende in affitto l’immobile, deve presentare determinati documenti, oltre a un documento d’identità e il codice fiscale, ovvero le due ultime buste paga, la Certificazione Unica, documenti relativi ad eventuali conviventi ed il modello UNICO e Visura Camerale, se il locatario è un professionista con una partita IVA. Sempre al locatario, si consiglia di richiedere eventuali referenze al precedente inquilino, se l’immobile è già stato in affitto.
Una volta che viene stipulato il contratto, esso deve essere registrato all’Agenzia delle Entrate, entro trenta giorni dalla sua data di decorrenza, tramite il modello RLI (Richiesta di registrazione ed adempimenti successivi – contratti di locazione e affitto immobili), ed oltre che per registrare il contratto, esso occorre anche per la sua cessione, il subentro, la risoluzione o per revocare l’opzione della cedolare secca.